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"Cadere nello Spirito":  cosa dice la Bibbia?

considerazioni sul fenomeno della cosiddetta "caduta nello spirito"

 

Crediamo opportuno analizzare più da vicino il fenomeno del cosiddetto "Cadere nello Spirito" (in inglese: slain in the Spirit), ormai diffuso in molti ambienti neopentecostali e carismatici.
Anzitutto, occorre riconoscere che Dio è sovrano e che può agire in qualsiasi modo Egli ritenga opportuno. Le considerazioni che seguono non hanno bisogno di spiegare ogni intervento divino a favore degli uomini.

Non possiamo assolutamente ignorare che, al di là di una possibile forma di autosuggestione, gli episodi possano essere legati al mondo dell'occultismo. Infatti alcuni studiosi di sociologia delle religioni hanno collegato questo fenomeno con la “possessione-trance”, che si manifesta nei culti afro-caraibici. Per “possessione-trance” si intende uno stato psichico con perdita più o meno della coscienza nel quale cadono i medium durante le sedute spiritiche. È ovvio che questa definizione è completamente estranea all'opera dello Spirito Santo che, invece, rispetta sempre l'espressione cosciente e libera della personalità umana.

Come Cristiani Evangelici dobbiamo riconoscere che qualsiasi fenomeno e manifestazioni spirituali devono essere ritenuti validi e legittimi soltanto se fondati sulla parola di Dio.

Tuttavia, i sostenitori del “cadere nello Spirito” utilizzano numerosi testi biblici per legittimarlo e giustificarlo. Non esiste, però alcun chiaro riferimento biblico a sostegno di questa esperienza come patrimonio della normale vita cristiana.


TESTI BIBLICI USATI IN MODO IMPROPRIO

I testi biblici più citati sono i seguenti:

bullet Genesi 15:12, dove è detto che un profondo sonno cadde sopra Abramo: "ed ecco uno spavento, un'oscurità profonda, cadde su lui".

Provare con questo testo il “cadere nello Spirito”, significa ignorare completamente le più elementari regole esegetiche.

bullet Numeri 24:4, "Così dice colui che si prostra (ebr. Cade) e a cui s'aprono gli occhi". Anche questo brano non ha alcun riferimento al cadere nello Spirito.
bullet Ezechiele 1:28. Era un'apparizione dell'immagine della gloria dell'Eterno. "A questa vista caddi sulla mia faccia e udii la voce d'uno che parlava". Anche questa non può essere considerata un cadere nello Spirito, in quanto il profeta "cadde sulla sua faccia" e non supino.

Fra le vicende bibliche che vengono citate per provare il carattere spirituale di questa esperienza, diverse devono essere rigettate, in quanto i protagonisti non erano credenti, ma degli inconvertiti.

In pratica, esistono soltanto due casi nella Scrittura in cui si parla del cadere: Matteo 17:6: "E i discepoli udito ciò caddero con la faccia a terra, e furon presi da gran timore", e Apoc. 1:1: "E quando l'ebbi veduto, caddi ai suoi piedi come morto..."
Questi due avvenimenti non giustificano il fenomeno perché nel caso discepoli "caddero sulla loro faccia" come manifestazione spontanea di atto di adorazione mentre l'episodio relativo a Giovanni parla di una visione dinanzi alla quale l'apostolo ne rimase estasiato. Tutti gli altri episodi citati nella Scrittura riguardano sempre dei non credenti, inoltre si manifestano sempre senza l'intervento di alcun agente esterno. Quindi, le prove bibliche che del fenomeno appaiono inconsistenti.

Dal punto di vista pratico, è fuor di dubbio che attraverso i secoli si è manifestato questo fenomeno, sono noti, infatti, episodi nei quali alcune persone sono cadute colpite dalla potenza di Dio. Ma è ugualmente certo che non esiste alcuna prova biblica che possa legittimare quanto accade in certe riunioni moderne.

Le testimonianze storiche dei grandi risvegli evangelici, riportate ad esempio nel giornale di Wesley, che accompagnavano la predicazione di revivalisti del XVIII sec., e in alcuni casi anche dei pionieri del risveglio pentecostale, non possono tuttavia essere portate a sostegno di quello che oggi è chiamato "cadere nello Spirito", perché quegli episodi si riferivano ad inconvertiti "gettati a terra" dalla potenza di Dio e imploranti misericordia e perdono.

Nessuno potrà mai riconoscere la libertà del Signore di "gettare a terra" persone ribelli come segno della Sua onnipotenza. Questo è accaduto tante volte anche in seno al risveglio pentecostale, ma senza alcun intervento umano né manipolazioni psicologiche, o addirittura con una "lieve spinta" per far cadere un credente che poi viene lievemente deposto a terra da compiacenti e disponibili collaboratori.

Se, come appare dalla Scrittura e dalla storia del Cristianesimo, questo fenomeno si è verificato solo tra gli inconvertiti, perché allora molti credenti oggi cercano di realizzare tale esperienza? Forse soltanto per la ricerca del sensazionale?

Interrogati, coloro che "sono caduti" non testimoniano di aver ricevuto alcun beneficio da tale esperienza. Qualcuno ha detto: "Se vi fossero meno collaboratori col compito di 'ricevere' coloro che cadono vi sarebbero meno persone disposte a cadere".

Alcuni fra i più tolleranti diranno: "Che male c'è? Se questo permette alle persone di sentirsi più vicine a Dio, perché non lasciarle indulgere nella loro fantasia?".

È proprio questo tipo di attitudine che ha portato alcune comunità "evangeliche" contemporanee verso l'inganno. Tale attitudine che accetta anche quanto non è sostenuto dalle Scritture, non soltanto apre la via a false dottrine, ma permette anche all'uomo di violare il campo d'azione dello Spirito di Dio che è sempre lo Spirito della Verità. Tollerare pratiche extrabibliche nella chiesa vuol dire riconoscere che la verità della Parola di Dio può essere alterata secondo desideri, metodi e tradizioni umani.

Essere fedeli all'Evangelo vuol dire consultare soltanto le Scritture per trovarvi i precedenti, gli esempi e i confini di ogni esperienza spirituale, quelle che non possono essere onestamente sostenute con la Parola di Dio debbono essere considerate sospette e, a costo di apparire impopolari, denunciate e non ricercate.