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CARNEVALE… MAGICO

Tratto da: www.cristianievangelici.com

Con questo slogan si è aperto il famoso Carnevale di Putignano, in provincia di Bari, secondo come importanza solo a quello di Viareggio e Venezia. Contrassegnato da colori e rumori assordanti, il Carnevale è considerato per antonomasia la festa dell’allegria. Le prenotazioni di pullman da parte delle scuole medie inferiori e superiori, sono state numerose e i promotori della festa prevedono un’affluenza di visitatori superiore di gran lunga a tutti gli altri anni. Uno degli organizzatori, intervistato dalla Tv, così si è espresso: "Dopo il Natale, il tradizionale Carnevale è la festa più sentita dagli Italiani. Nemmeno la Pasqua riscuote così tanto interesse…". Non possiamo dissentire da quest’affermazione, perché il Carnevale in alcune zone d’Italia, è veramente un appuntamento molto atteso che coinvolge un po’ tutti. Persone di ogni classe sociale si recano a sfilate e balli in maschera, cercando di liberare la fantasia e di realizzare un po’ di felicità. Come per ogni festa tradizionale, notevoli sono gli interessi economici e diversi milioni di euro sono spesi per l’acquisto di vestiti e maschere in sintonia con la moda. Oltrepassando superficiali considerazioni, pro o contro il Carnevale, è necessario chiedersi da dove esso proviene e di quali idee religiose o valori morali sia portatore.

LE ORIGINI DEL CARNEVALE

Anche questa festa, come le altre di massima importanza religiosa, trova origine nel mondo pagano antico: "Il Carnevale fu come una meteorite che sconvolse tutta la struttura del Februarius e meteorite lo è stato anche per il calendario liturgico cristiano con il quale si armonizza soltanto superficialmente, per non dire difficilmente, come testimoniano i tentativi di esorcizzarlo perfino da un punto di vista etimologico. Si è sostenuto, infatti, che il suo nome derivi da Carni levamen, «sollievo della carne» e dunque libertà temporanea concessa agli istinti elementari; oppure da Carnes levare, «togliere le carni»; o ancora da Carni vale «carne addio» in riferimento alle orge gastronomiche che esaurivano le ultime scorte di carni prima della primavera. Dunque Carnevale sarebbe sinonimo di periodo orgiastico, di sregolatezza. Certo, in ogni Carnevale si riscontrano eccessi alimentari e sessuali, e perfino violenze che sembrano assumere la pura funzione di valvola di sfogo per l’istintività repressa nel resto dei mesi" (Cattabiani, Il Calendario pag. 146 – Rusconi Libri).

Le prime testimonianze documentarie del Carnevale risalgono ad epoca medievale e parlano di una festa caratterizzata da uno sregolato uso di cibi, bevande e piaceri sensuali. Per tutto il periodo si sovvertiva l'ordine sociale vigente e si scambiavano i ruoli soliti, nascondendo la vecchia identità dietro delle maschere. La storia ci racconta che Enrico II, Re di Francia, attraversò Parigi in maschera. Dopo di lui Enrico IV si era pavoneggiato in costume da mago, facendosi di tanto in tanto riconoscere dai suoi sudditi. Ma fu nel 1655, quando il Re Sole comparve mascherato ad una festa, che fu ripresa questa tradizione ancora fortemente radicata nella nostra cultura. Nel famoso Carnevale brasiliano, molti approfittano delle maschere per concedersi atti molto illeciti, fino alla violenza e all’omicidio. La maschera è quindi un mezzo per nascondersi e poter compiere azioni illegittime. Il periodo Carnevalesco inoltre, coincide più o meno con l'inizio dell'anno agricolo, un chiaro indizio che permette di collegare direttamente il Carnevale alle feste greche di impronta dionisiaca (le feste in onore di Dionisio, dio greco del vino, caratterizzate dal raggiungimento di uno stato di ebbrezza ed esaltazione entusiastica, che sfociavano in gesti immorali) e a quelle romane dei Saturnali (solenni feste religiose, che si celebravano in onore del dio Saturno e durante le quali si tenevano cerimonie religiose di carattere sfrenato e licenzioso, che prevedevano tra l'altro la temporanea sospensione del rapporto servo-padrone). Lo stretto rapporto esistente tra queste feste e alcuni costumi del Carnevale è evidente. In definitiva, la festa del Carnevale era vista dalle classi sociali più agiate come un'ottima valvola di sfogo concessa ai meno abbienti allo scopo di garantirsi il protrarsi dei propri privilegi. Secondo alcuni esperti, la maschera nera sul viso di Arlecchino, il volto bipartito bianco e nero di Pulcinella, il corpetto e i campanacci sul dorso dei mamutones sardi, sono richiami all’occulto. Inoltre, studi sul significato psicologico della volontà di indossare una maschera hanno mostrato che l'irresistibile attrazione esercitata dal Carnevale sta proprio nella possibilità di smettere di essere se stessi per assumere le sembianze e il comportamento della maschera.

IL CARNEVALE ED IL CRISTIANO

Queste brevi note storiche, lungi dall’essere esaustive, vogliono fare riflettere il lettore sulla reale origine del Carnevale e sull'impossibilità per ogni cristiano "nato di nuovo", separato dal mondo e consacrato a Dio, di lasciarsi coinvolgere sia pure dal minore di questi aspetti. È vero che è sempre più difficile spiegare il desiderio di onorare in ogni sfera della nostra vita la Parola di Dio a quanti non La conoscono, ma questo non ci deve intimorire nel farlo: "Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni" (I Pietro 3:15). Come cristiani nati di nuovo, non possiamo rischiare di "indossare" un abito religioso in chiesa ed un altro all’esterno. Siamo chiamati a presentare il messaggio divino, non ad imporlo, ma questo significa anche, di fronte ai richiami mondani, di mostrare con concreta fermezza la nostra decisione di vivere con integrità la Parola di Dio. Se alcuni obiettano dicendo che nessuno ormai si ricorda delle vere origini del Carnevale, rispondiamo: "Come figli ubbidienti, non conformatevi alle passioni del tempo passato, quando eravate nell'ignoranza; ma come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta, poiché sta scritto: «Siate santi, perché io sono santo» (I Pietro 1:14-16). Come cristiani desiderosi di fare la volontà di Dio, non vogliamo più vivere secondo il sistema che vige nel mondo: "Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà" (Romani 12:2).

Altresì, vogliamo vivere un cristianesimo coerente con la Parola di Dio: "Avete imparato per quanto concerne la vostra condotta di prima a spogliarvi del vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici; ad essere invece rinnovati nello spirito della vostra mente" (Efesini 4:22,23).

ANDARE CONTROCORRENTE

Tutto questo può andare bene per una persona adulta che ha deciso di "non scherzare" con il Signore, ma per i nostri figli? Paradossalmente non permettere ad un bambino, né di indossare un costume a Carnevale, né di partecipare ai vari festeggiamenti, magari nello stesso ambito scolastico, lo farà apparire "diverso" ed emarginato. Inevitabilmente il genitore cristiano dovrà, malgrado ogni forma di adeguamento e di conciliazione, avere il coraggio di andare controcorrente, insegnando a suo figlio l’importanza di distinguersi nei veri valori. Sarà quindi importante evitare ogni forma di coinvolgimento con questa festa, simbolo della licenziosità e della trasgressione, offrendo però al bambino gli strumenti per non sentire in modo sconveniente e frustrante questa "diversità". Come genitori cristiani siamo chiamati ad istruire i nostri figli nella volontà di Dio, anche se veniamo considerati delle persone antiquate e incapaci di rimanere al passo con i tempi, poiché la nostra preoccupazione non è quella di "rimanere indietro", ma di seguire Gesù Cristo il Signore in ogni cosa: "Esaminando che cosa sia gradito al Signore. Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre" (Efesini 5:10,11). Come credenti nati di nuovo non abbiamo certamente bisogno d’indossare un "costume" per "divertirci o per svagarci un pò", perché il nostro desiderio è quello di rispecchiare il carattere di Cristo in tutta la nostra condotta: "Chi fra voi è saggio e intelligente? Mostri con la buona condotta le sue opere compiute con mansuetudine e saggezza" (Giacomo 3:13).

Leslie Miller, nel suo libro "Train up a Child" (Educare un bambino) dice: 
"È una tragedia vedere che molti genitori cristiani siano maggiormente interessati al denaro, alla casa, agli affari e al successo, che non al benessere spirituale dei propri figli. Dopo, quando il figlio è cresciuto lontano dalla famiglia e da Dio, gli stessi genitori in lacrime implorano il pastore e gli anziani della Comunità, affinché facciano qualcosa per il loro ragazzo. Satana non rimane inattivo. Se i genitori non conducono presto i loro figli a Cristo, è come se Satana stesse fissando una seria ipoteca sulla loro vita" (La Famiglia Cristiana, AA.VV. ediz. A.D.I. Media).

Il Signore ci dice "insegna al fanciullo la via da seguire". Ciò inizia con l'istruzione nelle verità di Dio e l'ammaestramento quotidiano, per riconoscere la verità dal punto di vista Suo, non del mondo. È necessario proteggere i nostri figli insegnando loro la Parola di Dio e i valori contrari alla stessa: "Questi comandamenti, che oggi ti do, ti staranno nel cuore. Li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai" (Deuteronomio 6:6,7). Quando i credenti scelgono di seguire le vie di Dio, Egli dona loro un cuore che Lo ama, occhi spirituali che comprendono e provano gioia nella Sua Parola e la certezza della Sua costante attenzione. I fremiti emozionanti del Carnevale sono mentitori e volgari, se confrontati con le meravigliose ricchezze che il nostro Padre celeste promette a coloro che consapevolmente vogliono camminare con Lui. Abbiamo il dovere di educare spiritualmente i nostri figli, di trasmettere loro il nostro amore per Dio e per la Sua Parola, di parlare con loro, discutendo su ciò che è giusto e buono per la loro vita. Molto interessante è la definizione di Paul Payne: "La famiglia cristiana è una famiglia dove Cristo è conosciuto, amato, servito, dove i figli vengono alla conoscenza per mezzo dei genitori, dove l'educazione cristiana dei figli ha la precedenza sull'ambizione sociale della madre e sugli obiettivi di lavoro del padre. Dove il padre è ben deciso a svolgere la sua attività in conformità alla volontà di Cristo, dove sia il padre, sia la madre, svolgono una vita sociale conforme agli alti ideali cristiani, dove gli occhi vedono lontani orizzonti di un mondo convertito a Cristo" (La Famiglia Cristiana, AA.VV. ediz. A.D.I. Media).

La festa di quest’anno è stato chiamata "Carnevale…magico" e sotto certi aspetti lo è: questa è un’altra valida ragione per non lasciarsi condizionare dalle tradizioni, ma piuttosto essere guidati dallo Spirito Santo e sorretti ogni giorno dagli insegnamenti della Parola di Dio!