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LA VIA PER ECCELLENZA

"SE NON HO CARITA’, NON SO NULLA"(I° Corinzi 13:2)

Morris Williams

Una via per eccellenza! Nel corpo di Cristo non esiste via che possa superare «in eccellenza» quella dell' amore fraterno, che scaturisce dall'amore di Dio stesso; nessun'altra via può produrre nel credente un' identificazione con Cristo, se non quella dell'amore: la carità è la chiave interpretativa del comportamento del credente.

I° Corinzi 13:1-3

"Quand'io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, se non ho carità, divento un rame risonante o uno squillante cembalo.

E quando avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e avessi tutta la fede in modo da trasportare i monti, se non ho carità, non son nulla.

E quando distribuissi tutte le mie facoltà per nutrire i poveri, e quando dessi il mio corpo ad essere arso, se non ho carità, ciò niente mi giova".

L'amore è parte del frutto dello Spirito, è elemento essenziale di un buon carattere ed è «preferibile» ai doni spirituali poiché produce risultati di valore sublime. Il capitolo tredici si apre con una sorta di confronto parallelo tra la carità e i doni di lingue, di profezia, della parola di conoscenza, della parola di sapienza, della fede: questi, esercitati senza amore, perdono il loro valore intrinseco: Se non ho carità, divento un rame risonante o uno squillante cembalo (v. 1). Senza amore, dice l'apostolo Paolo, non son nulla!

L'apostolo opera poi un estremo paragone fra l'amore e sublimi

sacrifici, compreso quello del martirio, giungendo ad affermare che anche questi vengono privati di qualsivoglia significato se non compiuti con un atteggiamento di carità (v. 3). Malgrado la chiarezza, così limpida, dell'insegnamento delle Scritture circa la via per eccellenza, molto spesso i credenti, anche se battezzati nello Spirito Santo, trascurano il frutto dello Spirito nella loro vita, vantandosi però di «possedere» dei doni spirituali. Proprio come i credenti della chiesa di Corinto i quali, pur vantandosi tanto della loro spiritualità, si dimostravano però ancora carnali, trascurando appunto la via per eccellenza.

I° Corinzi 13:4-7

"La carità è paziente, è benigna; la carità non invidia; la carità non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca proprio interesse, non s'inasprisce, non sospetta il male, non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa".

1) L 'indice della maturità

La carità può essere definita come il termometro che misura la maturità spirituale: si è «adulti» spiritualmente secondo il grado di motivazione prodotto dall'amore. In altre parole, se ci si comporta correttamente soltanto perché esiste una norma che deve essere rispettata, allora si dimostra di essere soltanto degli adolescenti spiritualmente; se si è, invece, indotti ad agire unicamente da «quel che mi sento di fare», si è ancora bambini incapaci di un adeguato rapporto con la legge.

Qual è il comportamento che delinea l'uomo maturo spiritualmente? La Bibbia fornisce il modello di confronto che consente di riconoscere questa condizione di maturità spirituale (vv .4-7): è un credente guidato dall'amore! Ma quali sono le caratteristiche di un atteggiamento che si articola in carità?

La carità è paziente

La carità è benigna

La carità non invidia

La carità non si vanta

La carità non si gonfia

La carità non si comporta in modo sconveniente

La carità non cerca il proprio interesse La carità non s' inasprisce

La carità non sospetta il male

La carità non gode dell'ingiustizia

La carità gioisce con la verità

La carità soffre ogni cosa

La carità crede ogni cosa

La carità spera ogni cosa

La carità sopporta ogni cosa

Si provi a porre a confronto il comportamento dell'amore con quello di un bimbo: il bambino è impaziente e, talvolta, può anche dimostrarsi «crudele», invidia il giocattolo d'un coetaneo, non ha il senso della modestia ed è per natura egocentrico. È anche molto facile che un bambino vada su tutte le furie e faccia i «capricci» per niente.

Certo, rintracciare questo tipo di comportamento in un bambino non meraviglia ne preoccupa, in quanto è ovvio che non sappia distinguere compiutamente il bene dal male e agisca, quindi, in modo incoerente rispetto alla logica adulta; ha bisogno di essere «educato» I ed è certo che, lentamente, imparerà! Se, però, non si notano cambiamenti, allora ci si comincia a preoccupare: prima si interviene con insegnamenti, poi con riprensioni, fino a giungere, se necessario, alla punizione. Perché? Per il fatto che un comportamento «puerile» è una «vergogna» in un individuo ormai non più bambino, ma in età da potersi condurre come un persona cosciente. È necessario, allora, adottare dei provvedimenti: si stabiliscono delle norme di comporta- mento nella famiglia, nella scuola; altre ancora nella società, nel lavoro, ecc. E quelle norme debbono essere rispettate, in quanto infrangerle significherebbe incorrere nelle pene previste per i trasgressori.

Tuttavia, finche i ragazzi si comportano correttamente soltanto per il timore d'essere puniti in caso d'una trasgressione, dimostrano d' essere ancora immaturi, non adulti. Soltanto quando un individuo comprende la necessità e l'utilità di una norma, e si attiene ad essa senza alcuna coercizione, dimostra la propria vera maturità. A questo stadio dello sviluppo, la persona è capace di regolare la propria condotta, divenendo cosi idonea alla funzione di genitore in grado di insegnare ai propri figli il giusto comportamento.

Quello che è stato detto, è motivato dal fatto che esiste un' analogia tra la crescita naturale e quella spirituale. Quando un peccatore «nasce di nuovo», inizia la propria vita spirituale; inizialmente, è ovvio che commetta molti errori e spesso agisca in modo improprio, secondo la sua «vecchia natura». Non ci si preoccupa troppo di . questo, sapendo che, in quanto «neonato» nella fede, non può ancora valutare il significato della legge divina, ne la potenza

dell'amore cristiano. Se però il credente continua a condursi impropriamente, senza mostrare alcuno sviluppo, allora ci si comincia a preoccupare: la sua crescita non è normale. È, quindi, necessario stabilire nella chiesa delle norme di comportamento, esortando il nuovo credente a conformarsi ad esse, vivendo in modo coerente con la Bibbia. Se necessario, viene sottoposto alla disciplina della comunità, nella speranza che impari a comportarsi adeguata- mente. Purtroppo, molti credenti imparano ad ubbidire e a rispettare gli insegnamenti della Bibbia, nella famiglia e nella chiesa, non perché siano giunti ad amare la giustizia, ma soltanto perché temono la punizione divina e l' eventuale disapprovazione degli altri membri della chiesa: sono spiritualmente immaturi, adolescenti; si comportano bene solo per il timore di subire ripercussioni negative.

Soltanto quando il credente è motivato da una profonda esigenza di carità può considerarsi maturo spiritualmente; quando crede vera- mente e profondamente nel valore della pazienza, della benignità, dell'umiltà, della correttezza, dell'altruismo, della verità e della speranza, ...allora può dire d' aver trovato la via per eccellenza, quella dell'amore! Allora diviene adulto spiritualmente e la sua vita somiglierà a quella di Cristo; e sarà rivestito del frutto dello Spirito: amore, allegrezza, pace, longanimità, benignità, bontà, fedeltà, dolcezza, temperanza- e contro tali cose non c' è legge (Galati 5:23), per il fatto che la carità, non la legge, stimola il credente!

 

I° Corinzi 13:8-13 "La carità non verrà mai meno. Quanto alle profezie, esse verranno abolite; quanto alle lingue, esse cesseranno; quanto alla conoscenza, essa verrà abolita;

poiché noi conosciamo in parte, e in parte profetizziamo; ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte, sarà abolito. Quand' ero fanciullo, parlavo da fanciullo, pensavo da fanciullo, ragionavo da fanciullo; ma quando son diventato uomo, ho smesso le cose da fanciullo.

poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò appieno, come anche sono stato appieno conosciuto.

Or dunque queste tre cose durano: fede, speranza e carità; ma la più grande di esse è la carità".

2) valore permanente della carità

Nel verso 8, l' apostolo Paolo continua a descrivere il confronto tra il «frutto dello Spirito» e i «doni dello Spirito», mettendo in evidenza la validità del frutto rispetto alla natura temporanea dei doni: l'amore

non verrà mai meno perché è eterno; i doni sono per questa età e le profezie verranno abolite, assieme alla conoscenza ed alle lingue.

Non soltanto questo, ma i doni, oltre che elargiti dallo Spirito Santo alla chiesa nella dimensione terrena, possono anche esser definiti come «limitati»; si può esercitare il dono della «parola di conoscenza» , ma questo non sta a significare che si conosca ogni cosa: la conoscenza rimane parziale; si può esercitare il dono di profezia, ma questo non sta a significare che si possa avere conoscenza di tutto il futuro, o che si possa dire tutto di Dio. Si profetizza soltanto «in parte»!

Ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte, sarà abolito (v. 10). Questa è un'affermazione meravigliosa! L'apostolo Paolo ha già mostrato la superiorità dell'amore sui doni, per il fatto che l'amore è eterno; ha poi dimostrato le limitazioni proprie della natura dei doni, sia nel tempo che nella perfezione; ora l' Apostolo afferma: Ma quando la perfezione sarà venuta. ..quello che è solo in parte (i doni), sarà abolito. Certamente, nel momento in cui la carità avrà completato l'opera sua nel credente, anche l'esercizio dei doni ne verrà permeato, contribuendo, cosi, a dare un nuovo carattere alla testimonianza. li fatto è che l' amore deve costituire l' elemento motivante della dinamica spirituale nel credente in vista della realizzazione completa dell'amore di Dio. La Scrittura si riferisce, infatti, al giorno in cui saremo col Signore: che gran giorno! Ma non c' è bisogno d' aspettare di giungere in cielo per «conoscere» e «comprendere» il Signore: smettendo le cose puerili, la cattiva condotta, la pigrizia e gli antagonismi; divenendo adulti, motivati dalla carità, spiritualmente maturi; è possibile cominciare a conoscerlo sin d'ora. L'amore renderà sempre più limpido quello specchio «opaco» , consentendo di vedere Cristo sempre più limpidamente. Finche si rimarrà bambini spiritual- mente, si potrà conoscere solo in parte, ma quando la carità guiderà completamente la vita del credente, allora Gesù sarà per lui una realtà.

Naturalmente, il Cielo porterà a perfezione tutte le cose, persino il parziale amore dei credenti per il loro Signore Cristo Gesù: in Cielo non ci sarà bisogno di doni, perché in Lui sarà raggiunta la completezza. Or, dunque, queste tre cose durano: fede, speranza, carità; ma anche la fede e la speranza non occorreranno nella nuova dimensione «faccia a faccia» con Cristo, nell'eternità. La carità soltanto resterà. ..la più grande di tutte!