Spinelli per giovani studenti    di Cirrito Marco

 

 

Alcuni mesi addietro ho letto alcune interviste fatte agli studenti sulla vicenda dello spinello. Sembra di capire che l'uso delle droghe leggere sia, anche in ambiente scolastico, un fenomeno diffuso a tal punto, da considerare normale. Non parliamo, poi, del fumo di sigaretta (lo troviamo pubblicato in “Oltre” nel numero 9° di ottobre 2003) che, evidentemente, viene confuso da molti giovani come un balsamico aerosol. Stupisce tanto l'ignoranza giovanile, la superficialità e la sottovalutazione dei danni sia del tabagismo sia dell'assunzione di droghe, leggere o pesanti che siano.

Intanto i ragazzi sono portati a separare nel giudizio il fumo di sigarette dal fumo degli spinelli, come se non ci fosse alcuna relazione. Invece è accertato in medicina che l’abitudine precoce al fumo può portare, in seguito, per predisposizione e assuefazione alla nicotina, all’assunzione di droghe più pesanti. La controprova di questa affermazione si verifica nel fatto che non esistono tossicodipendenti che non siano anche fumatori. Tutto ciò, significa con certezza che chi non fuma non si droga. Se questo è vero, allora occorre agire a monte nell'opera di prevenzione del tabagismo, che può essere per i giovani più fragili e immaturi il trampolino di lancio prima verso le droghe cosiddette leggere (ma che leggere non sono) e poi verso quelle ancora più pesanti.

Nel novembre 2002, in occasione della Giornata Nazionale della lotta contro i tumori, il Presidente della Repubblica Ciampi ha affermato: “Il  fumo fa male, sempre e comunque, in nessun caso può essere considerato neutrale”. Adesso, dalla mezzanotte del 3 di Gennaio 2005 sono subentrati (finalmente) delle restrinsioni più severe sui luoghi dove non è possibile fumare, pena, somme ingenti di denaro. Meglio tardi che mai. Reprimere il fenomeno non basta e le sanzioni lasciano il tempo che trovano. E’ essenziale, invece, informare scientificamente i cittadini, come ho visto in questi giorni che alcuni emittenti televisive stanno iniziando a diffondere, per prevenire l’affermarsi dei modelli comportamentali dei tabagismi. Da questo punto di vista la scuola e, in particolare, i Capi d’Istituto possono e devono fornire un contributo determinante per rendere consapevoli gli studenti sui pericoli potenziali che corrono nel diventare precoci fumatori.

Ricordo che 12 anni fa, quando iniziai a frequentare l’istituto tecnico A. Volta di Palermo (il terzo più grande in Europa) vidi dei ragazzi di 14 anni in su che cominciavano a dilettarsi nel comporre di questi spinelli (a Palermo chiamati “canne”). Se ne trovavano in ogni luoghi dell’istituto, dai bagni alle classi stesse in attesa del supplente e, di ciò che mi resta nella mente, vorrei darne un breve racconto: “Intanto ci si serve di una normale sigaretta, che si apre per prenderne il tabacco. Quest’ultimo viene posto in “cartine” che si acquistano in una normale tabaccheria; nel frattempo si inserisce nel filtro della sigaretta ormai distrutta un piccolo composto nero di circa 1,5 centimetri (per non scottarsi le mani mentre si riscalda con l’accendino) con una consistenza di una liquirizia che comincia a sciogliersi come cera sopra il tabacco posto nella “cartina”. A fine lavoro, prendevano queste nere gocce di cera e li sfregavano fra le dite, diventando polvere. L’ultimo tocco era rotolare la “cartina” contenente il composto. Alcuni, ricordo che cominciavano dopo circa 15 minuti a sentirsi “sulle nuvole”; in realtà questo spinello accentua la condizione di chi ne fa uso. In altre parole chi era particolarmente triste, quando cominciava a fumare, sembrava cadesse in una condizione peggiore, come la depressione, iniziava a piangere o addirittura a fare minzione nei propri vestiti. Se qualcuno era allegro, allora diventava schizofrenico e rideva per tutto, oltre alle allucinazioni che facevano dimenticare anche la propria abitazione. Chi ne fa uso si crea un mondo a parte e l’effetto può durare circa un’ora per chi già è abituato, per chi invece è novello può anche protrarsi per 4 o 5 ore e nella finitura avere sensazioni di aggravata pesantezza con sonnolenza.

Nessuno di loro sapeva o sa i danni sociali e individuali della pratica di tutto ciò, infatti, non sono ancora conosciuti in modo adeguato, cioè sul piano scientifico, a livello di massa e, in particolare, dai giovani. Infatti:

Quanti giovani sanno, ad esempio, che una boccata di fumo contiene circa 4.000 sostanze chimiche nocive e che sono gli stessi prodotti da combustione che escono dai tubi di scappamento delle auto?  (fonte: Piero Angela - "Superquark")

Oppure, sanno che il monossido di carbonio, temibile gas mortale, è solo una di queste 4.000 schifezze mefitiche che fumatori e non fumatori respirano? Chi di loro sa che esso aggredisce l’emoglobina del sangue impoverendola di ossigeno e che diminuisce, quindi, il nutrimento dei tessuti, provocando l’ingiallimento della pelle, la caduta dei capelli, l’invecchiamento precoce e la riduzione della capacità respiratoria?

Questi giovani sanno che l’abitudine del fumo provoca nei polmoni il deposito di uno strato progressivo di catrame (lo stesso bitume nero che si usa per asfaltare le strade) che rende difficoltosa o impedisce gradualmente la corretta respirazione?

Sanno che occorrono dai 10 ai 15 anni, anche dopo che si è smesso di fumare, per eliminare totalmente dai polmoni questo strato di catrame?

Quanti giovani sanno che il fumo rende rigidi i vasi sanguigni e, quindi, predispone alle malattie cardiovascolari, moltiplicando le possibilità di subire infarti ed ictus, prime cause di morte in assoluto nella popolazione dopo i 40 anni? Quanti sanno che il calore della sigaretta incide negativamente sulle coronarie, ispessendole?

Quanti giovani sanno che il fumo aggrava o provoca le malattie respiratorie in quanto lede gravemente l’albero bronco-polmonare generando asma e bronchite cronica e, nei casi più gravi, anche tumori? Queste sono certezze statistiche.

Le giovani ragazze sanno che il fumo provoca nelle donne una accentuata diminuzione della fertilità e il rischio di dare alla luce bambini sottopeso che sono maggiormente vulnerabili nella fase della crescita?

Quanti giovani sanno che il fumo indotto o passivo è scientificamente pericoloso, secondo l’autorevole conferma dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, quanto il fumo diretto? Quanti sanno che coloro che respirano il fumo degli altri, nei bar, nei ristoranti, negli uffici, nelle case rischiano conseguenze gravi quanto i fumatori?

Quanti giovani sanno con precisione che in Italia il fumo provoca direttamente 30.000 morti all’anno per tumori polmonari e, indirettamente, 80.000 morti per malattie collaterali, indotte o aggravate (infarti ed ictus)? Quanti sanno che ogni anno nel mondo muoiono 4 milioni di persone, una ogni 8 secondi, per malattie da fumo?

Quanti giovani sanno che la collettività è costretta a sostenere l’onere di circa 50.000/60.000 miliardi di vecchie lire per le cure e le degenze ospedaliere dei malati di cancro,  per la cura degli ictus o degli infarti provocati dal fumo?

Credo che la scuola sia il luogo più adatto, per le sue peculiari finalità educative, per trasmettere modelli positivi di educazione alla salute e per lanciare campagne di prevenzione del tabagismo. Ben venga da questo punto di vista la benemerita "Missione Salute", preannunciata dal ministro della Sanità Sirchia, come campagna capillare di informazione scientifica sui danni e sulla prevenzione del tabagismo e delle droghe in tutte le scuole italiane.

Non è un mistero per nessuno, purtroppo, che spesso e paradossalmente è proprio la scuola l’ambiente di elezione per la trasmissione dei modelli di pratica del fumo. Capita spesso con grande frequenza di osservare per le strade, ma anche dentro e fuori le scuole giovani delle superiori ma anche ragazzine e ragazzini delle scuole medie che camminano con la sigaretta alla bocca o in mano. Ma sono davvero pienamente consapevoli anche gli adulti dei danni del fumo e delle droghe impropriamente chiamate leggere? Riflettete.

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